Memorie tonaresi in pratza manna

giovedì 7 aprile 2022

Il vento

 

Il vento

 

   La visita odierna mi permette di soddisfare curiosità che in passato avevo sempre trascurato di prendere in considerazione. Grazie all’invito rivoltomi dall’associazione Cinquanta e più di Oristano mi è possibile colmare certi vuoti della mia conoscenza ancora inappagati.

   La visita mattutina alle saline di Cagliari e quella pomeridiana alla cantina di Su Entu di Sanluri formano il piatto forte della giornata, non solo per me ma anche per il folto gruppo di cui faccio parte.

   Il vento non fa parte oggi del menù proposto dagli organizzatori, ma rientra come artefice principale nel gioco delle forze che regolano la vita delle saline e dei vigneti o meglio della produzione del sale e del vino. Sale da un lato, nelle vesti di cloruro di sodio, e vino dall’altra, con l’etichetta di alcol etilico.  

   Le guide delegate al racconto della storia, della gestione e degli scenari che vanno ad interessare le produzioni in oggetto, non mancheranno. Per scenari intendo riferirmi tanto ai luoghi chiusi quanto a quelli aperti. Per i primi vengono presi in rassegna i locali che accolgono le immobilizzazioni tecniche del passato e dell’oggi mentre per i secondi le vaste estensioni dedicate alle coltivazioni che, con un pizzico di sale e il sorso di un buon bicchiere di vino, favoriscono la bontà delle nostre pietanze e libagioni.

   Spazi immensi per le saline, si parla di qualche migliaio di ettari, e spazi più ridotti per la cantina-vigneto in programma ma confortati, questi ultimi, da un panorama mozzafiato che descriverò più avanti e che si colloca tra i più belli della Sardegna.

   La visita al museo interessato alla raccolta delle attrezzature utilizzate nel secolo scorso da meccanici e da operai della salina termina in una mezzora, mentre un tempo maggiore viene dedicato alla presentazione dei locali adibiti ad uffici ed archivi appartenuti al toscano Contivecchi, il fondatore dell’omonima azienda.

   Non manca il presentatore di far cenno, a chiusura della sua relazione, a molti dei sottoprodotti ottenuti durante le varie fasi di decantazione dell’acqua salmastra. Mi ha sorpreso tra questi il solfato di calcio, un sale che favorisce la produzione del cartongesso, un materiale utilizzato come coibente nell’edilizia e che viene posto in commercio con il nome di gillite, lemma derivante dal compartimento di Santa Gilla. Continua la nostra guida affermando che la decantazione di un sale è favorita dalla sua densità e dall’azione del vento, il vento di maestrale. In sua assenza le evaporazioni sono nulle. E il vento ha la sua ragion d’essere anche nei terreni dedicati ai vigneti che visiteremo di pomeriggio e che fanno capo alla cantina denominata Su’entu.

   La seconda guida ha il compito di favorirci, con un trenino a ruote gommate, un’escursione nei campi di coltivazione del sale dove è possibile osservare, già da subito, una montagna di oro bianco e tantissimi fenicotteri dal piumaggio tendente al rosa.  La prima assume la forma delle antiche piramidi egiziane a gradoni mentre i secondi assomigliano a delle mondine che in campo aperto ripuliscono le risaie. Sono meravigliato dalla loro compostezza e portamento. Mi stupisce come riescano a librarsi in volo con tutto il loro peso per poi mantenere a lungo assetti aerei da abili crocieristi. Riferisce il nostro autista e cronista che questi uccelli, per la ricerca del cibo presente nei bassi fondali, setacciano l’acqua con particolari filtri-colino presenti nel loro becco.

    Oggi è domenica e per gli operai è giorno di riposo. I trenta operai dell’oggi raggiungono, con i moderni mezzi di trasporto, l’equivalente produzione dei millecinquecento operatori del passato. 

   La terza guida, servendosi come sussidio didattico della cartina che riproduce il percorso di queste acque madri, fa spesso riferimento, trattando della decantazione dei liquidi, a contenuti di alto livello culturale. È meritevole di essere ascoltata nel suo intervento ma, con i gradi Baumè e con la definizione dei vari composti chimici con terminazioni in oso, ico, ito, ato ed uro e rispettive formule, alcuni dei partecipanti preferiscono soprassedere. Complimenti in ogni modo ai vari esperti e alla loro disponibilità a dialogare con i partecipanti.

   Ed eccomi ora nei pressi della cantina vigneto di Su Entu in territorio di Sanluri. Per guadagnare l’ingresso al Dominarium, il pullman non deve fare alcuna fatica. Deve percorrere un sentiero in leggera salita e portarsi in poco tempo sul sito più importante dell’azienda: un fabbricato con le pareti esterne modulate elegantemente in pietra a vista di materiale scistoso e con vasti locali interni che accolgono uffici, macchinari, grandi serbatoi in acciaio, botti in rovere, imbottigliatrici e ampie sale di ricevimento per gli ospiti e per le comitive di passaggio.

   La guida è già pronta ad accoglierci e ad illustrarci i vari passaggi aziendali senza escludere qualche notazione di rilievo sulla terra che accoglie il vigneto. In tutto sono cinquanta gli ettari che scivolano sotto i nostri occhi sino alla circonferenza di base di questa collina di forma tronco conica.

   Oltre la recinzione esterna, un ampio panorama, di raggio non superiore ai cinquanta chilometri, permette all’osservatore di cogliere con lo sguardo gli estremi confini di questa cartolina mozzafiato. In direzione di Cagliari, un po' di foschia impedisce di vedere i contorni della Sella del Diavolo; a sud ovest, i monti dell’Iglesiente, che sino a qualche giorno fa erano ammantati di bianco, si presentano con le eterne sinuosità delle loro cime e con le falde dai manti scuri e severi; a nord ovest, in lontananza, si intravvedono i contorni del Marghine e della Planargia mentre a nord est, la Barbagia centrale, arroccata su un Gennargentu in divisa bianca per le abbondanti nevicate primaverili, funge da avamposto di tutto riguardo. Ad est, a pochi chilometri dal nostro punto di ritrovo, si intravvede un piccolo paese: è Furtei. In detto territorio una società australiana progettò, anni addietro, di coltivare l’oro, ma con scarso successo. Ad ovest c’è Sanluri, ma non è visibile, eppure è vicinissimo, appena dietro la collina. Funge da fulcro di questo interessante paesaggio il compartimento denominato Marmilla.

   Le distanze tra i vari dipartimenti segnalati in questo servizio erano coperte, nei secoli scorsi, dai cavalli in giornata. Secondo testimonianze dell’Ottocento, il tempo impiegato da alcuni cavalcanti di Tonara per raggiungere Bosa, cittadina dove venne consacrato vescovo Antonio Tore, loro compaesano, oppure Ales, centro quest’ultimo delegato ad accogliere il presule citato, non superava mai le ore di luce quotidiane. Ed i chilometri da percorrere, con la soma a pieno carico, erano di gran lunga superiori a quelli definiti in linea d’aria. Mi sembra, in questa cartolina da sogno, di rivivere quei passaggi ottocenteschi.

   Intanto il vigneto, ben disteso a trecentosessanta gradi sui vari versanti, dorme su una superficie superiore di sei ettari all’area dello Stato del Vaticano. Mezzo chilometro quadrato, una cifra che ridotta in metri quadri raggiunge quota cinquecentomila. Per trovarti a tuo agio con queste misure e forme geometriche puoi considerare un quadrato di settecento metri di lato.

   Dovrei ora parlare dei vini prodotti e della lora qualità ma non riesco a comunicare al meglio in questo settore. Eppure, quando mi trovavo a Conegliano, cittadina nella quale ho vissuto per quasi un decennio, avevo l’opportunità di visitare tanto i laboratori della scuola enologica quanto le celebri cantine di quel comprensorio. Ho sempre rimandato. In provincia di Torino, invece, ho avuto la possibilità di essere ospitato in una cantina di prestigio dove serbatoi di grande capacità avevano destato impressione e curiosità. Sono ricordi di una quarantina di anni fa.

   La guida, intanto, dopo averci fatto gustare i migliori passaggi del panorama circostante ci proietta all’interno del fabbricato per favorirci quanto di meglio la cantina offra di attrezzatura, di macchinari e di arredamento. Di processi produttivi appena un cenno. Di formule chimiche legate ad ossidrili e gruppi acidi carbossilici nessuna menzione. Meglio di così non poteva andare.

   Immancabili le domande sul materiale impiegato nella costruzione delle botti e sul loro reperimento. Legno di rovere ma di provenienza estera. Al mio paese, in Barbagia, avevo conosciuto un bottaio che, con semplici strumenti e con il fuoco, riusciva ad assemblare nel verso giusto le doghe (is doas) ed i cerchioni di contenimento. E le botti (is cubas) erano rifinite al meglio. Dell’abilità di un artigiano che realizzava piccoli barilotti in castagno di modesta capacità ne posso dare ampia testimonianza facendo ricorso ai ricordi della mia adolescenza.

   Le botti aziendali, di ottima fattura, hanno la possibilità di essere manovrate, senza compiere alcuno sforzo, come quando ci si trova alla guida di una automobile. Questo succede perché ognuna di esse poggia su delle piccole ruote che favoriscono i movimenti e la torsione del recipiente.  Detti contenitori, quasi tutti della stessa capacità, si susseguono in quattro corsie, con distribuzione dei medesimi a tre a tre in ordine di altezza. Risulta facile anche contarli. È sufficiente memorizzare il numero delle botti per corsia e moltiplicare per quattro. Per la guida sono comunque duecentocinquanta.

   In un altro locale fa la sua bella figura l’imbottigliatrice. Non avrei mai immaginato che tale apparecchiatura servisse a tale uso. Gli addetti all’utilizzo di tale macchinario sono in numero di sei e tra questi vi è una prima persona che provvede ad inserire nell’imboccatura la bottiglia vuota ed una seconda a prelevarla piena a fine percorso. Del lavoro svolto dagli altri quattro operai riferirò quando avrò la possibilità di vedere il macchinario in funzione. Il numero di bottiglie, che nel tempo di un ora compie il percorso esatto, è di millequattrocento. Così mi sembra di aver capito.

   Il vigneto in questo periodo dorme, ma produttori, agronomi, enologi, commercialisti ed esperti nei vari settori vigilano attentamente sui prossimi risvegli delle viti e dello spettacolo che verrà offerto dai lunghissimi filari. Sono quasi pronte, invece, le ripartenze degli operatori stagionali. La filiera degli investimenti non abbassa mai la guardia.

   Da Sanluri, cittadina che sta dando lustro in campo economico a personaggi quali Soru e Cellino, e da Su Entu, con i suoi validi imprenditori e collaboratori, un arrivederci a presto.

Pasqua 2022.

Giovanni Mura.

 

Nessun commento:

Posta un commento