Memorie tonaresi in pratza manna

giovedì 1 ottobre 2020

Tonara 1762 Incomplete le decifrazioni della stele di Funtana ‘e Morù

 

Foto curata da Bastiano Loche Tore

…Incompleto l’esame delle iscrizioni riportate sulla stele di Morù. Sono passati più di 250 anni da quando il lapicida operò le sue incisioni sulla lastra affissa su una parete della fontana rionale ed ancora non si è riusciti a far chiarezza sul tutto. Il contenuto, definito in appena sei righe, è così interpretato e rappresentato dal Bonu, parroco a Tonara dal 1922 al 1932, in un grafico tabellare che riportiamo qui di seguito ed in fotocopia a fine servizio:

   prima riga                H   C                 OPUS

  seconda riga:         FA.M                   AN.o                                                                                                       1762

   terza riga:               R.R   MASIDA

   quarta riga:           (Si rimanda ai segni grafici definiti dal Bonu)

   quinta riga:        GARAU               CO

    sesta riga:          FR.co       Y        DIEGO

    Questo il breve commento del Bonu in coda alla tabella:

   Iscrizione esistente ancora nella Fontana di Murù (rione di Toneri) e riportante il nome del parroco Giuseppe Massidda e l’anno di costruzione 1762.   Ha le dimensioni di m. 0,32 x 0,37 circa.

   Le nostre osservazioni non vanno molto più in là degli studi condotti dal Bonu, eccezione fatta per lo scioglimento delle abbreviazioni segnalate nella prime due righe dove H C sta per H(O)C e FA.M per FA(CTU)M.

   La frase latina HOC OPUS FACTUM ANNO 1762 assumerebbe quindi il seguente significato: Questo lavoro è stato eseguito nell’anno 1762.

   Il tondo definito tra i punti medi delle prime due righe rimanda inequivocabilmente al noto cristogramma di San Bernardino IHS, acronimo di IESUS HOMINUM SALVATOR.

   D’accordo con il Bonu per la decifrazione della riga, la terza, che evidenzia chiaramente il cognome del parroco Giuseppe Massidda, R(ecto)r Masida, sacerdote originario del comune di Seneghe (1). Questa espressione definita al nominativo può sembrare di senso compiuto come lo è il trigramma definito in alto alla stele ma può fungere da soggetto per il prosieguo delle righe successive.

   É di difficile comprensione il contenuto della quarta riga dove i segni e le lettere, espressi con numeri complessi, facenti riferimento a scansioni temporali o a misure finanziare o agrarie, sembrano richiamare una data, un importo o qualcos’altro.

   Le ultime due righe, secondo l’interpretazione del Bonu, fanno riferimento ad un cognome (Garau), seguito da un segno a forma di ellisse schiacciata e dalla abbreviazione CO, e a due nomi (Francesco e Diego), forse i finanziatori dell’opera.

   A nostro avviso riteniamo che Diego non faccia parte del testo in quanto il contenuto epigrafico della stele è interamente vergato in latino. Se il lapicida avesse voluto riportare tale nome si sarebbe servito della variante Didaco, sia per il dativo che per l’ablativo.

   Stesso discorso vale anche per la congiunzione spagnola Y. Presumo quindi che l’ultima riga faccia riferimento ad una sola persona dal doppio nome Franciscus Ignatius?, (Francisco Ignatio, nell’accezione valida per i casi al dativo e all’ablativo). Ciò che ci conforta è che nel registro dei cresimati del 1743 rileviamo a Toneri il nominativo di una persona chiamata Garau Francesco Ignazio. É il genitore di Paola e Caterina, due bambine confermate in tale anno dall’arcivescovo Vincenzo Vico.

   Per la soluzione dell’enigma proposto nel presente servizio si accetta, anche attraverso i social, il contributo di chicchessia.

   Una curiosità sul nome della fontana del rione di Toneri. É giusto dire Morù o Murù?


Note:

1)       Il parroco Massidda, nelle veci di padrino di Salvatore Angelo Mura, figlio di Pietro e di Tomasa Deiana, è così segnalato nel registro dei confermati del 1743: Padrino el Reverendo Rector de Tonara Joseph Massidda natural de Senegui.

Di detto sacerdote, rettore della parrocchia tonarese dal 1742 al 1769, si hanno pochi riferimenti storici. Stando alle ricerche eseguite sui libri parrocchiali tonaresi depositati presso l’archivio storico diocesano di Oristano rileviamo poche segnalazioni. Assenti le sue notazioni nel registro dei morti e poco frequenti quelle relative alle celebrazioni matrimoniali. Ha unito in matrimonio nel tempo decorrente dal 12 giugno del 1757 al 25 novembre del 1765 appena quattro coppie di sposi. Riportiamo per intero il contratto stipulato da Pietro Corriga e Rosa Garau e firmato dal Massidda:

Anno 1765

Nozze Corriga-Garau

   En los veinte, y sinco de 9mbre de mil sietesientos sessanta, y sinco yo infrascripto haviendo tomado el consentimiento de los contrahentes, y hechas las admonestaciones canonicas en los dias 22, y 29 de 7mbre, y en 6 de Octubre al Offertorio de la Missa cantada, no haviendo resultado impedimento en contrario, ni de cohabitacion, siendo del mesmo lugar, no haviendo morado fuera, teniendo la edad de contraher, y sabiendo la doctrina cristiana, assistì al matrimonio, que por palabras de presente contraxeron con licenzia dell’Illustre Señor Pro Vicario General su data en Oristan en 13 de 7mbre del presente año el Notario Pedro Admirable Corriga, y Rosa Garao solteros de la presente villa , y el mismo dia recibieron las benediciones Nupciales in facie Ecclesiae siendo presentes por testigos Juan Angel Garao, y Antiogo Orrù

in quorum fidem

R(ecto)r Joseph Massidda

   


Servizio curato da Giovanni Mura il 2 di ottobre del 2020.

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