Giovanni Mura
Necropoli e santuari nei territori di
Oniferi ed Orani
con il contributo
dell’Associazione 50 & Più di
Oristano
Necropoli e santuari nei territori di
Oniferi ed Orani
Per sabato 11 ottobre del corrente
anno 2025 l’Associazione 50 & Più di Oristano ha programmato una visita di
carattere archeologico sulle necropoli e santuari dei centri montani di Oniferi
ed Orani.
Sono dell’avviso che il pullman che
ci condurrà in Barbagia impiegherà, con partenza da Oristano, un tempo non
superiore all’ora, Si arriverà a destinazione intorno alle dieci del mattino.
Ed eccoci, puntualmente in orario, ad
Oniferi, in località denominata Sas Concas, sito che custodisce sotto un manto
trachitico di circa tremila metri quadri, con misure di sessanta per cinquanta metri
per lunghezza e larghezza, ben 19 tombe del periodo prenuragico. Intorno a
detta superficie, contrassegnata da ampie aperture circolari che immettono alle
celle interne e da numerose coppelle destinate ad accogliere le offerte per i
defunti, la vegetazione boschiva, che sa di piante di sughero, di lentischio e
di peri selvatici, sembra proteggere con le sue fronde gli ingressi ai loculi.
Il tutto, definito da una recinzione in fil di ferro, da una insidiosa e
fastidiosa presenza di fichi d’india e da arbusti spinosi di varia natura, fa parte
di un’area privata di circa un ettaro di superficie. Consuelo, che è anche proprietaria
di detto fondo terriero, sarà anche la nostra guida. E’ questo un compito che
assolverà nel migliore dei modi.
Per dare spazio alla cartolina
d’insieme che va a comprendere la vasta conca in cui ci troviamo possiamo riferire
che
a) nella parte inferiore, precisamente
oltre la linea di recinzione, insiste una breve superficie piana adibita ad
erbatici dove è segnalata la presenza di diversi capi equini
b) nella parte superiore, in alto a
sinistra, incastonato nella montagna è il centro di Oniferi
c) sulla destra, si leggono i contorni esterni
delle Cumbessias, ossia gli alloggi riservati ai pellegrini che, durante i
novenari, intendono presenziare alle funzioni religiose del santuario di Nostra
Signora di Gonare. Di detta chiesa campestre, sistemata nel punto più elevato
della montagna, si intravvedono, dal nostro punto di osservazione, solo alcuni
spioventi. Raggiungeremo questa postazione a fine mattinata.
Prima di congedarci da Sas Concas,
bene patrimoniale tutelato dall’Unesco, è doveroso fare una breve ispezione sull’ultima
tomba, la diciannovesima indicata nel tracciato della nostra locandina. In
quanto a spazio è in grado di ospitare in posizione eretta una quindicina di
persone e di favorire per ognuna di esse la lettura delle incisioni che su una
parete interna simulano la discesa dei trapassati verso l’Aldilà. Da parte mia
sono riuscito a vedere questi grafiti grazie all’utilizzo di pile tascabili.
Terminata la visita alla necropoli, i
partecipanti, disseminati a gruppetti lungo l’area cimiteriale, si ricompongono
verso l’uscita che dà sul fronte strada e si apprestano a guadagnare il mezzo
di trasporto. Si tratta ora di raggiungere il Santuario dedicato alla Madonna
di Gonare inseguendo un percorso abbastanza lungo e tortuoso di una decina di chilometri. Il pullman, per
raggiungere il piazzale delle Cumbessias dovrà purtroppo aggirare la montagna
per poi percorrere in salita il tratto che porta in prossimità della vetta. Tanta
strada per collegarci ad un punto che dalla necropoli non può distare in linea
d’aria non più di mille metri.
Ci troviamo ora esternamente alle Cumbessias
in uno slargo che impedisce a qualsiasi mezzo di trasporto di procedere oltre. Per
arrivare al santuario bisognerà quindi affidarsi unicamente ai propri mezzi
fisici. Io so di potercela fare ma preferisco restare in prossimità del pullman
dove tutto quel che può incuriosirti è affidato alla disponibilità di dialogo di
tre baldi giovanotti di Orani. Vieni così a sapere che:
a) il santuario è sistemato a 1080 metri
d’altezza
b) il numero dei paesi visibili dalla
vetta è di trentasei
c) la zona in cui ci troviamo è
denominata Sos Eliches. A riprova di detta segnalazione, uno del terzetto
stende la mano per indicare che tutt’intorno le piante di leccio governano l’ambiente
per centinaia e centinaia di ettari
d) i paesi di Orani e Sarule sono i
centri delegati, con avvicendamento annuale, alla cura, alla amministrazione e
alla custodia del Santuario e degli alloggi per i pellegrini.
Faccio anch’io il mio ingresso nella
conversazione ricordando la leggenda che aveva interessato, nella discesa dalla
montagna, l’incontro della Madonna con Santa Barbara. Il dialogo tra le due
eminenze religiose si concludeva con la seguente citazione:
Barbaredda de Ortzai
Ube tind’ana a ponner
No nor bidimus mai.
Per il dialetto del mio paese vale la
seguente traduzione
Barbaredda de Ortzai
Ue tinn’anta a ponnere
No nos’aus a biere mai.
Questa dichiarazione fatta dalla
Madonna lascia intendere che la visualità dai loro punti di sistemazione sulla
montagna è nulla. I rispettivi simulacri sono infatti disposti in alto sulla
vetta e in basso nella chiesa di Santa Barbara in Olzai.
Dalla leggenda passiamo ora a brevi
cenni storici sul Santuario. Dalle segnalazioni della locandina e da brevi
ricerche al computer apprendiamo che
a) l’impianto architettonico di detta
chiesa campestre risale al 1618. Ne fanno prova i dettagli in stile gotico delle
volte a crociera delle varie cappelle
b) l’esistenza della Chiesa è citata nel
Cinquecento dal Fara nella sua Corografia
c) il santuario è segnalato nelle Rationes
Decimarum Italiae in una donazione fatta dal Rettore di Gonare. E’ l’anno
1391
Dalle mie ricerche condotte sui Cinque
libri della diocesi di Oristano sono riuscito a carpire qualcosa di
interessante sulla vita ecclesiastica condotta in Sardegna alla fine del Cinquecento.
All’interno di questi registri,
esattamente in quelli riguardanti il centro di Gesturi, ho trovato un documento
datato 1582 che fa riferimento ai decreti rilasciati dall’arcivescovo di
Oristano monsignor Francesco Figo. Ecco quanto risulta da detta pastorale sulle
Chiese campestri.
Devozioni particolari dei fedeli all’interno
alle chiese
In is deplus
cresias campestras quj de una milla ajnantj antj a jstarj de su pobladu aundj
particularis devotionis multus acudintj decretaus et ordinaus e ais
preditus beneficiadus rectoris curadus et oberaius cumandaus quj jn ditas
jsglesias no bolanta premjtirj ni p(er)mjtanta (nel
testo pmjtanta)
Divieto per gli uomini di età
superiore ai dodici anni di dormire in chiesa
qui nixunu homjnj de doxj anus jnsusu
apustj sa posta de su solu fina asa exida (dal tramonto del sole sino all’alba) no apanta a jstarj njn dormjrj jn cuddas cresias
Queste segnalazioni lasciano
intendere che gli alloggi dei pellegrini in visita ai vari santuari della
Sardegna, a seguito dei decreti rilasciati dai vari vescovi ed arcivescovi
sardi ed in obbedienza dei dettami del Concilio di Trento, siano sorti in epoca
posteriore al penultimo decennio del Cinquecento.
Alle tredici in punto, al rientro alla
spicciolata di quanti hanno osato salire sin lassù, il pullman è pronto per
portarci, sempre in aperta campagna in una località di Orani denominata
Usurtala dove saremo ospitati per la pausa pranzo.
Si mangerà bene e la conferma risulterà
dai voti assegnati da molti di noi ai ristoratori. Mentre alcuni hanno dato
dell’ottimo ed altri del lodevole, io ho preferito solo annuire alle loro
proposte riservandomi, in cuor mio, di esternare in questo servizio un commento
più esaustivo. Posso infatti riferire che le pietanze e le bevande si sono succedute
in ogni portata nei tempi giusti e nelle più azzeccate combinazioni. Il tutto
sapeva di pennellate pittoriche, di adagi musicali e di rime poetiche.
Ed ora, sempre con il mezzo a
disposizione si va alla volta di Orani dove si ha modo di visitare il locale museo
e la sartoria di Modolo. Anche qui, come a pranzo, le pennellate d’autore di Nivola
e Delitala non mancheranno di suscitare nell’animo del visitatore il più vivo
apprezzamento. Pennellate poetiche anche per i lavori di Paolo Modolo, lo
stilista che ha saputo, forte dell’esperienza del suo passato, coniugare a
perfezione il gusto dell’innovazione con il sogno di diventare un primo della
classe. Dell’abito che mi confezionò una ventina di anni addietro ho sempre la
massima cura. Sarà sempre di moda. Anche per il mio post mortem.
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