Memorie tonaresi in pratza manna

venerdì 17 ottobre 2025

Necropoli e santuari nei territori di Oniferi ed Orani

 

 

Giovanni Mura

 

 

 

Necropoli e santuari nei territori di

Oniferi ed Orani

 

 

 

 

 

con il contributo

dell’Associazione 50 & Più di Oristano

 

 

 

 

Necropoli e santuari nei territori di Oniferi ed Orani

Per sabato 11 ottobre del corrente anno 2025 l’Associazione 50 & Più di Oristano ha programmato una visita di carattere archeologico sulle necropoli e santuari dei centri montani di Oniferi ed Orani.

Sono dell’avviso che il pullman che ci condurrà in Barbagia impiegherà, con partenza da Oristano, un tempo non superiore all’ora, Si arriverà a destinazione intorno alle dieci del mattino.

Ed eccoci, puntualmente in orario, ad Oniferi, in località denominata Sas Concas, sito che custodisce sotto un manto trachitico di circa tremila metri quadri, con misure di sessanta per cinquanta metri per lunghezza e larghezza, ben 19 tombe del periodo prenuragico. Intorno a detta superficie, contrassegnata da ampie aperture circolari che immettono alle celle interne e da numerose coppelle destinate ad accogliere le offerte per i defunti, la vegetazione boschiva, che sa di piante di sughero, di lentischio e di peri selvatici, sembra proteggere con le sue fronde gli ingressi ai loculi. Il tutto, definito da una recinzione in fil di ferro, da una insidiosa e fastidiosa presenza di fichi d’india e da arbusti spinosi di varia natura, fa parte di un’area privata di circa un ettaro di superficie. Consuelo, che è anche proprietaria di detto fondo terriero, sarà anche la nostra guida. E’ questo un compito che assolverà nel migliore dei modi.

Per dare spazio alla cartolina d’insieme che va a comprendere la vasta conca in cui ci troviamo possiamo riferire che

a)    nella parte inferiore, precisamente oltre la linea di recinzione, insiste una breve superficie piana adibita ad erbatici dove è segnalata la presenza di diversi capi equini

b)    nella parte superiore, in alto a sinistra, incastonato nella montagna è il centro di Oniferi

c)     sulla destra, si leggono i contorni esterni delle Cumbessias, ossia gli alloggi riservati ai pellegrini che, durante i novenari, intendono presenziare alle funzioni religiose del santuario di Nostra Signora di Gonare. Di detta chiesa campestre, sistemata nel punto più elevato della montagna, si intravvedono, dal nostro punto di osservazione, solo alcuni spioventi. Raggiungeremo questa postazione a fine mattinata.

Prima di congedarci da Sas Concas, bene patrimoniale tutelato dall’Unesco, è doveroso fare una breve ispezione sull’ultima tomba, la diciannovesima indicata nel tracciato della nostra locandina. In quanto a spazio è in grado di ospitare in posizione eretta una quindicina di persone e di favorire per ognuna di esse la lettura delle incisioni che su una parete interna simulano la discesa dei trapassati verso l’Aldilà. Da parte mia sono riuscito a vedere questi grafiti grazie all’utilizzo di pile tascabili.

Terminata la visita alla necropoli, i partecipanti, disseminati a gruppetti lungo l’area cimiteriale, si ricompongono verso l’uscita che dà sul fronte strada e si apprestano a guadagnare il mezzo di trasporto. Si tratta ora di raggiungere il Santuario dedicato alla Madonna di Gonare inseguendo un percorso abbastanza lungo e tortuoso di una  decina di chilometri. Il pullman, per raggiungere il piazzale delle Cumbessias dovrà purtroppo aggirare la montagna per poi percorrere in salita il tratto che porta in prossimità della vetta. Tanta strada per collegarci ad un punto che dalla necropoli non può distare in linea d’aria non più di mille metri.

Ci troviamo ora esternamente alle Cumbessias in uno slargo che impedisce a qualsiasi mezzo di trasporto di procedere oltre. Per arrivare al santuario bisognerà quindi affidarsi unicamente ai propri mezzi fisici. Io so di potercela fare ma preferisco restare in prossimità del pullman dove tutto quel che può incuriosirti è affidato alla disponibilità di dialogo di tre baldi giovanotti di Orani. Vieni così a sapere che:

a)    il santuario è sistemato a 1080 metri d’altezza

b)    il numero dei paesi visibili dalla vetta è di trentasei

c)     la zona in cui ci troviamo è denominata Sos Eliches. A riprova di detta segnalazione, uno del terzetto stende la mano per indicare che tutt’intorno le piante di leccio governano l’ambiente per centinaia e centinaia di ettari

d)    i paesi di Orani e Sarule sono i centri delegati, con avvicendamento annuale, alla cura, alla amministrazione e alla custodia del Santuario e degli alloggi per i pellegrini.

Faccio anch’io il mio ingresso nella conversazione ricordando la leggenda che aveva interessato, nella discesa dalla montagna, l’incontro della Madonna con Santa Barbara. Il dialogo tra le due eminenze religiose si concludeva con la seguente citazione:

Barbaredda de Ortzai

Ube tind’ana a ponner

No nor bidimus mai.

Per il dialetto del mio paese vale la seguente traduzione

Barbaredda de Ortzai

Ue tinn’anta a ponnere

No nos’aus a biere mai.

Questa dichiarazione fatta dalla Madonna lascia intendere che la visualità dai loro punti di sistemazione sulla montagna è nulla. I rispettivi simulacri sono infatti disposti in alto sulla vetta e in basso nella chiesa di Santa Barbara in Olzai.

Dalla leggenda passiamo ora a brevi cenni storici sul Santuario. Dalle segnalazioni della locandina e da brevi ricerche al computer apprendiamo che

a)    l’impianto architettonico di detta chiesa campestre risale al 1618. Ne fanno prova i dettagli in stile gotico delle volte a crociera delle varie cappelle

b)    l’esistenza della Chiesa è citata nel Cinquecento dal Fara nella sua Corografia

c)     il santuario è segnalato nelle Rationes Decimarum Italiae in una donazione fatta dal Rettore di Gonare. E’ l’anno 1391

Dalle mie ricerche condotte sui Cinque libri della diocesi di Oristano sono riuscito a carpire qualcosa di interessante sulla vita ecclesiastica condotta in Sardegna alla fine del Cinquecento.

All’interno di questi registri, esattamente in quelli riguardanti il centro di Gesturi, ho trovato un documento datato 1582 che fa riferimento ai decreti rilasciati dall’arcivescovo di Oristano monsignor Francesco Figo. Ecco quanto risulta da detta pastorale sulle Chiese campestri.

Devozioni particolari dei fedeli all’interno alle chiese

In is deplus cresias campestras quj de una milla ajnantj antj a jstarj de su pobladu aundj particularis devotionis multus acudintj decretaus et ordinaus e ais preditus beneficiadus rectoris curadus et oberaius cumandaus quj jn ditas jsglesias no bolanta premjtirj ni p(er)mjtanta (nel testo pmjtanta)

 

 

Divieto per gli uomini di età superiore ai dodici anni di dormire in chiesa

qui nixunu homjnj de doxj anus jnsusu apustj sa posta de su solu fina asa exida (dal tramonto del sole sino all’alba) no apanta a jstarj njn dormjrj jn cuddas cresias

Queste segnalazioni lasciano intendere che gli alloggi dei pellegrini in visita ai vari santuari della Sardegna, a seguito dei decreti rilasciati dai vari vescovi ed arcivescovi sardi ed in obbedienza dei dettami del Concilio di Trento, siano sorti in epoca posteriore al penultimo decennio del Cinquecento.

Alle tredici in punto, al rientro alla spicciolata di quanti hanno osato salire sin lassù, il pullman è pronto per portarci, sempre in aperta campagna in una località di Orani denominata Usurtala dove saremo ospitati per la pausa pranzo.

Si mangerà bene e la conferma risulterà dai voti assegnati da molti di noi ai ristoratori. Mentre alcuni hanno dato dell’ottimo ed altri del lodevole, io ho preferito solo annuire alle loro proposte riservandomi, in cuor mio, di esternare in questo servizio un commento più esaustivo. Posso infatti riferire che le pietanze e le bevande si sono succedute in ogni portata nei tempi giusti e nelle più azzeccate combinazioni. Il tutto sapeva di pennellate pittoriche, di adagi musicali e di rime poetiche.

Ed ora, sempre con il mezzo a disposizione si va alla volta di Orani dove si ha modo di visitare il locale museo e la sartoria di Modolo. Anche qui, come a pranzo, le pennellate d’autore di Nivola e Delitala non mancheranno di suscitare nell’animo del visitatore il più vivo apprezzamento. Pennellate poetiche anche per i lavori di Paolo Modolo, lo stilista che ha saputo, forte dell’esperienza del suo passato, coniugare a perfezione il gusto dell’innovazione con il sogno di diventare un primo della classe. Dell’abito che mi confezionò una ventina di anni addietro ho sempre la massima cura. Sarà sempre di moda. Anche per il mio post mortem.