Da Funtana Ona a Santiago de
Espasuley
É da più di trent’anni che nutro un
alto interesse per una visita in territorio di Sorgono, nella regione
denominata Mandrolisai, ai siti di Funtana Ona e San Giacomo di Spasulè
Riferisce il Bonu,
in Ricerche storiche su due paesi della Sardegna, Gadoni e Tonara,
lavoro edito da Siena Cantagalli nel 1936, che i pronipoti di quanti
abbandonarono, a partire dagli inizi del 1600, il villaggio di Spasulè, per
trasferirsi a Tonara, nella frazione di Arasulé, avrebbero di che rallegrarsi
per i diritti di proprietà esercitati sulle immense proprietà terriere
ereditate dai loro antenati in Funtana Ona.
Detta località
risulta definita dall’ampio anfiteatro che ha per confini Ghenna e Crecu, i
tratti terminali della corsa ferroviaria Cagliari-Sorgono ed il vallone che
traguarda la strada provinciale per Sorgono e Tonara.
Non so quanti fra i
discendenti dei Demurtas ed i Flore, cognomi di spasulesi trasferitisi a
Tonara, come riferito dal Bonu nel suo lavoro, possano ancora oggi vantare
diritti su quelle antiche proprietà, ma di certo si sa che buona parte di quei
possedimenti risulta oggi intestata a Pasqualino, un mio coetaneo, un tonarese
nato e cresciuto in Barigau, una contrada definita ad U nel cuore del vecchio
rione di Toneri, nelle adiacenze delle caratteristiche sotto frazioni di Pratza
Manna, Maria Pra, Cartutzè e Pratza Senti Cocco.
Mi riferisce il
compaesano che l’opportunità di acquistare da proprietari sorgonesi la partita
di ben sessanta ettari di terreno, sessantatré per l’esattezza, in territorio
di Funtana Ona, Fontana Bona per il Bonu, si palesò circa una ventina di anni
addietro, al termine di una intensa vita lavorativa spesa in terra straniera e
nel Nord Italia.
É doveroso un breve chiarimento su detta estensione.
Sessantatré ettari corrispondono a seicento trentamila metri quadri, una
superficie immensa equivalente all’area occupata da un centinaio di campi di
calcio, Dal punto di vista geometrico si potrebbe far riferimento ad un
quadrato di circa ottocento metri di lato o ad un cerchio di quasi
quattrocentocinquanta metri di raggio. Lo Stato Pontificio, con i suoi 44
ettari, ha una superficie decisamente inferiore.
L’orticello di una
sessantina di metri quadri che coltivo in Oristano sta con la proprietà di
Pasqualino nel rapporto di uno a diecimila. Nella distanza dalle nostre
rispettive abitazioni ho il vantaggio della minima percorrenza: appena un metro
per me e una decina di chilometri per lui.
In una mia recente
visita a Tonara, in un incontro con il conterraneo, ho avuto modo di
focalizzare al meglio la mia attenzione su Funtana Ona e Spasulè, villaggio
quest’ultimo abbandonato dai suoi abitatori più di trecento anni fa.
Delle mie intenzioni
di voler valorizzare il tracciato che unifica questi due territori, distanti in
linea d’aria quattro o cinque chilometri, con un pellegrinaggio di tipo
religioso che ricalchi, sebbene in forma riduttiva, i lunghi percorsi
sviluppati a piedi e in diverse direzioni e con arrivo comune a Santiago di
Compostela, non ho fatto alcun cenno. È comunque d’accordo Pasqualino nel partecipare a
quella che ho semplicemente definito una normale passeggiata.
Dell’invito
rivoltomi ad un sopralluogo nella sua tenuta, con successivo ristoro e
rinfresco negli accoglienti locali aziendali, terrò conto più avanti anche se
idealmente sento di aver condiviso appieno i propositi della gita e di pari
tempo immaginato di aver portato a termine il percorso di tipo religioso che
porta a San Giacomo di Spasulè.
Forzando ancora la
fantasia ho già rivisto in marcia in questa prima edizione i miei familiari e
quelli di Pasqualino. Seguiranno in futuro altri pellegrini?
Ciao Nino spero di essere invitata a questo cammino isolano ed in una zona a te cara.Un caro saluto.Maria Grazia Carta
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