Trenino verde e trenino nero
É nell’ottobre del 1945 che presi per
la prima volta il treno della tratta ferroviaria Cagliari-Sorgono. Era anche la
prima volta che arrivavo in Sardegna. Due immagini significative rendono un’idea
della Sardegna di quel periodo: Alla partenza i segni evidenti di una città
bombardata ed all’arrivo la precarietà dei mezzi di trasporto che dovevano
condurre la mia famiglia e le poche masserizie dalla stazione di Montecorte a
Tonara: il carro a buoi e la carretta a cavallo di due miei zii. Fra qualche
mese avrei compiuto sette anni e fatto ingresso alla scuola di Istraccu in
Arasulè per la frequenza al secondo anno delle elementari.
Quattro anni più tardi mi servii
del mezzo ferroviario per raggiungere Nurri, sede designata per gli esami di
ammissione alla scuola media.
Ancora una volta utilizzai la
vaporiera nel mese di gennaio del 1961 per raggiungere Cagliari: motivi di
studio. Il percorso, dal centro di Tonara alla stazione, circa sei chilometri,
reso intransitabile ai mezzi di linea da una abbondante nevicata, lo dovetti
fare a piedi.
Del trenino nero che transitava
per due volte al giorno, tra andata e ritorno, in fondo alla vallata del mio
paese, ho sempre memorizzato, nel periodo che corre dagli anni Quaranta agli
anni Sessanta, gli ampi ed irregolari sbuffi sprigionati dalla trazione del
mezzo.
In quest’ultimo ventennio il
locomotore passa inosservato senza rilasciare le classiche bordate di fumo
dalle tinte grigio scure. In certe tratte il servizio è addirittura interrotto.
È da quando ha cessato di esprimersi
al suo passaggio, con i suoi saluti prodotti dalla combustione del carbone, che
il mezzo di trasporto viene presentato all’attenzione dei passeggeri con il
termine di trenino verde. A detto aggettivo non ha fatto mai ricorso il
Lawrence in Sea and Sardinia, nel suo viaggio in terra sarda nel gennaio
del 1921, ma i colori usati nel suo racconto testimoniano dell’alto valore
delle sue pennellate.
A Mandas, tappa di viaggio
dell’impareggiabile narratore inglese ed oggi per me punto di partenza per la
breve corsa che porta a Laconi, due targhe affisse alle pareti della stazione
ferroviaria riprendono alcuni significativi dettagli del suo passaggio in detto
centro.
Ed ecco il trenino turistico: non si tratta di
una vaporiera ma di una carrozza con due scomparti. La delusione dei passeggeri
è più che evidente sia nell’espressione dei loro volti che nei commenti. La
durata della percorrenza, tenuto conto della sosta nel centro di Isili per la
visita al nuraghe trilobato de is Paras, non supererà le due ore.
Una volta a bordo bisogna tener conto della
ristrettezza dei posti a sedere. Il caldo fa il resto.
I
paesaggi decantati dal Lawrence non tardano a definirsi durante il percorso. La
guida, con un certo anticipo, dà modo ai viaggiatori di prepararsi a
memorizzare con le loro macchine da presa i contenuti visivi più interessanti.
Non è comunque facile effettuare queste riprese perché le fronde degli alberi e
le insistenti pareti rocciose sulle cui gole scivola e arranca il mezzo
impediscono le giuste visualizzazioni. I quadri che mi sorprendono maggiormente
sono dati dalle vaste distese d’acqua, dai vecchi ponti ad arcate a tutto sesto
e da quelli nuovi a più ampia apertura. Le vecchie costruzioni quasi radono lo
specchio dell’acqua mentre le nuove sovrastano il tutto da quote più elevate.
La distanza e la profondità di queste immagini generano talvolta delle strane
impressioni. Sembra tutto sospeso a mezz’aria.
Siamo nella regione chiamata Sarcidano, una terra ricca di vegetazione
boschiva ed orticola ben distribuita in colline e rilievi da mezza montagna.
Devo ammettere, nonostante in
passato abbia percorso questi tracciati su mezzi di linea a ruote gommate per tantissime
volte, di non aver mai potuto godere appieno della bellezza di questi paesaggi.
Una gita di piacere ti permette sempre di assaporare e gustare al meglio i riquadri
sui quali avevi sempre sorvolato. È quanto mi è successo a Laconi, ultima tappa
del nostro viaggio, dove ho potuto apprezzare al meglio, specie durante la
visita al parco degli Aymerich, certi richiami della natura quali quelli
governati dai tanti rivoli d’acqua che amorevolmente ti accompagnano e ti
inseguono in ogni tuo passaggio e dalle piante d’alto fusto e di diversa specie
che, oltre al benessere rilasciato dal fresco, ti assicurano anche tanta serenità.
All’Associazione Cinquanta
& più di Oristano, gruppo che ha avuto l’onere e l’onore di organizzare
questa interessante escursione, vada il mio più vivo ringraziamento.