Memorie tonaresi in pratza manna

domenica 18 luglio 2021

Matarà

Matarà



 Le Servidoras del Monastero di Nostra Signora di Matarà, in occasione della ricorrenza del secondo anno di permanenza in Oristano, hanno rivolto alla mia famiglia l’invito per una visita al convento ubicato al numero 13 di Via La Marmora.

   Il programma, con inizio alle ore sedici dell’ultimo sabato del mese di giugno, comprende:

a)      il percorso guidato agli ambienti disposti nei vari piani dell’edificio e al vasto cortile situato all’interno del convento,

b)      la partecipazione alla messa per le ore diciannove e

c)      l’offerta di un rinfresco.


   Gli interni di una piccola chiesa mi accolgono nella loro semplicità, appena varcato uno degli ingressi del monastero. Per poter raggiungere il chiostro, ossia l’ampio piazzale che insiste a forma di rettangolo tra le ali dell’imponente edificio, devo superare il breve corridoio dell’unica navata, portarmi in zona presbiterio e guadagnare l’uscita attraverso una piccola apertura ricavata nei pressi dell’abside.

   Tra i luoghi di culto da me visitati in Oristano questo è l’ennesimo ma non l’ultimo. Per l’appuntamento con la messa domenicale, a partire dalla mia abitazione, mi ritrovo sempre a dover scegliere, in un intorno con raggio non superiore ai quattrocento metri, tra le celebrazioni officiate in San Giovanni, all’ospedale civile, nell’Oasi francescana, dai Cappuccini, in Cattedrale o in San Francesco. In Oristano centro, escludendo dal novero le frazioni, le chiese abilitate quotidianamente all’esercizio delle funzioni religiose sono una quindicina.

   La visita ai vari piani del convento si concluderà in brevissimo tempo. Ho modo di accedere ai diversi ambienti che al piano terra accolgono le ruote per le donazioni, i parlatori, le cucine, le mense, i luoghi di preghiera, i punti di relax ed i lunghi corridoi che aggirano a ferro di cavallo l’area riservata al chiostro. Per l’accesso alle zone dormitorio occorrerà portarsi ai piani superiori facendo uso delle scale o dei più comodi ascensori. Le celle delle conventuali si susseguono una dietro l’altra lungo un breve tracciato che funge da diaframma tra la zona esterna e quella interna. Gli architravi delle camerette sono molto bassi. Le porte non superano i centoottanta centimetri. Nessun problema per le nostre suore.

   In alcuni camminamenti che portano ai piani superiori è possibile, per chi non fa uso dell’ascensore e volge il naso all’insù, osservare ed ammirare una bella successione di volte a crociera.

   Lo stile moderno ha la prevalenza su quello antico nel mobilio, nelle attrezzature delle cucine e nelle nuove infrastrutture di carattere edilizio e tecnologico.

   Finita l’ispezione vado a recuperare il mio cappellino segnaposto in una delle tante sedie in plastica distribuite nel cortile centrale. Ora sono pronto ora ad assistere alla funzione delle diciannove. Contrariamente a quanto avevo preventivato la messa verrà officiata nel chiostro e non all’interno della chiesetta adiacente. La zona presbiterio, definita tra le tre facciate dell’edificio va a comprendere sulla sinistra un tavolo su cui sono disposti un turibolo ed altri arredi sacri, la statua di San Giuseppe con il bambino in braccio, un mobile provvisto di leggio che occupa l’angolo riservato alla lettura del Vangelo, alias ambone, al centro un tavolo al posto dell’altare e sulla destra la statua della Vergine con accanto un piccolo crocifisso in legno. Di spalle, un Cristo in croce di media grandezza è affisso sulla parete.

   All’estrema destra della facciata è da segnalare una piccola porta destinata a favorire il passaggio tra il chiostro e gli interni dell’edificio ed a far scivolare lungo uno degli stipiti una robusta fune che, disegnando un movimento ad iperbole, va ad agganciarsi, al battacchio della campana del convento. Presumo che detto strumento sonoro, della grandezza di una brocca di medie dimensioni, sia utilizzato dalle conventuali per scandire le ore più interessanti della giornata. I coristi, o meglio le coriste, vanno ad occupare un piccolo spazio dell’ampio angolo retto ricavato tra le facciate del chiostro.

   Io sono vicinissimo all’altare quasi in posizione centrale mentre i numerosi fedeli, un centinaio circa, sono ben distribuiti, ed a debita distanza per ragioni pandemiche, tanto di fianco quanto di spalle.

   Ripetendo i vari passaggi che hanno suggerito alle suore di organizzare la funzione religiosa all’aperto con tanto di transetto, presbiterio ed abside, tengo a precisare che

a)       nella zona riservata all’ambone (cornu evangelii) è posizionato un mobile di base quadrata con la base superiore, leggermente inclinata per favorire una migliore lettura delle scritture sacre. Di fronte al leggio fanno bella mostra di sé la statua di San Giuseppe con il bambino Gesù in braccio ed un accurato vaso di margherite e di gladioli ai suoi piedi mentre di spalle è ben visibile un tavolo su cui sono adagiati diversi oggetti sacri. La sgorbia degli ebanisti ha fatto egregiamente il suo dovere lasciando il segno nella cura e nella decorazione di detti mobili in castagno.

b)      Lo spazio riservato all’altare è occupato da un secondo tavolo nel quale riesco a distinguere due ampolline in vetro trasparente nelle quali l’acqua ed il vino sono appena accennati, quattro calici di cui due grandi e due piccoli per l’offerta sacrificale e per la distribuzione delle particole ed un vassoietto di forma cilindrica per la custodia dei grani d’incenso.

c)       L’area predisposta per la lettura delle epistole (cornu epistolae) è occupata sul davanti da un tavolino che alla base trattiene un bellissimo vaso di fiori ed in alto sorregge una piccola statua della Madonna di Lujan e una copia ridotta del singolare crocifisso ligneo intagliato nel XVI secolo da un membro della tribù argentina di Matarà mentre di spalle è avvertibile sulla parete la severa figura del Nazareno in croce.

I dettami d’insieme che incuriosiscono maggiormente l’osservatore sono dati dalle figure religiose presenti nel piccolo tavolo ossia la Vergine ed il Cristo. Il simulacro della prima, giunto nella cittadina di Lujan in Argentina da San Paolo del Brasile nel 1630, rappresenta, a pieno titolo la Madonna degli argentini. Non a torto le tonalità di bianco celeste del suo abito hanno suggerito l’ispirazione per i colori della bandiera nazionale. È importante segnalare che la presenza in primo piano della Madonna di Lujan testimonia del Suo alto patrocinio nelle regole e nell’attività dell’ordine monastico, un istituto fondato a San Rafael-Mendoza il 19 marzo del 1988 dal padre argentino Carlos Miguel Buela. Per la Sardegna funge da vice patrona la beata Antonia Mesina.

…Quando il cappellano raggiunge l’altare si ritiene in dovere di concedere a tutti i presenti una breve presentazione delle suore del convento, missionarie che indica, puntando il dito verso la loro posizione. Inarcando ripetutamente gli occhiali lungo il suo naso riferisce che una di esse è egiziana, una seconda argentina, una terza brasiliana ed una quarta italiana. Di un’altra non son sono riuscito a capire la provenienza. L’età media è sui cinquanta anni ma lo spirito che aleggia nel gruppo è molto giovanile. Le monache prendono il nome da una piccola croce di legno realizzata, come già riferito, da un indio della tribù di Matarà nel 1595, cittadina quest’ultima facente parte della provincia argentina di Santiago del Estero. L’acronimo SSVM, Suore del Signore e della Vergine di Matarà, è ben giustificato dalla presenza del Signore e della Vergine e dall’altissimo significato della Croce.

   Terminate le presentazioni, il sacerdote procede ad incensare con il turibolo il vangelo e quindi l’intera zona dell’ambone. In tempi successivi l’officiante procederà ad incensare nuovamente il vangelo, San Giuseppe, la Vergine, il Cristo e tutta la comunità presente.

   La funzione religiosa, omaggiata con canti in italiano, latino e sardo da parte delle coriste e dei numerosi fedeli, termina alle venti e quarantacinque.


  Al signorile rinfresco offerto in chiusura dalle Servidoras preferisco soprassedere per ragioni di carattere sportivo. L’incontro Italia-Austria, previsto per le ventuno, non concede rit ardi per nessuno.         Nel tragitto che mi riporta a casa non incontro anima viva, solamente le immagini di un selciato fiancheggiato dalle facciate delle chiese di Santa Lucia, di San Domenico, oggi tempio sconsacrato, di Santa Maria, dell’Immacolata, dell’Oasi Francescana, di San Martino e di San Giovanni Evangelista.    Avverto al mio passaggio uno strano silenzio che sa quasi di rumore. Ormai, accomodati sulle poltrone e sui divani delle loro abitazioni, sono in tantissimi. e sui divani delle loro abitazioni, sono in tantissimi. 

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