Memorie tonaresi in pratza manna

domenica 7 febbraio 2021

Stele di Morù. Svelati i messaggi cifrati.

 

 

Finalmente svelato il segreto di tutte le abbreviazioni

   Il voler insistere ad abbracciare la tesi di un testo interamente vergato in latino mi ha sempre impedito di giungere a conclusioni accettabili. I risultati mi hanno dato ragione solo per le prime due righe dove H C sta per H(O)C e FA(M) per FA(CTU)M.

   Per le successive ed ultime quattro righe ho dovuto ripiegare nella lingua spagnola. In particolare, la quarta e la quinta fanno riferimento ad un sacerdote della frazione di Toneri chiamato Giovanni Antioco Garau mentre la sesta ci consegna i nomi, ma non i cognomi, di altri due religiosi tonaresi con domicilio nella frazione di Teliseri il primo, Francesco, e nella frazione di Arasulè il secondo, Diego.

   La scelta da parte mia di assegnare a ciascuno l’esatto cognome non è casuale ma è giustificata dal fatto che il nome di uno dei due, Diego appunto, risponde all’appello a Tonara, nel Settecento, solamente in pochissimi casi. Nel censimento del 1775, il più antico fra gli Status animarum del paese, i residenti con nome Diego sono meno di cinque: due in Arasulè, uno in Toneri ed uno in Teliseri. Di questi quattro uno è sacerdote. Il suo cognome è Mereu.

   Per identificare il cognome di Francesco non abbiamo fatto alcuna fatica. Lo abbiamo rintracciato tra i sacerdoti in pianta stabile a Tonara nel 1775. Nel censimento di tale anno abbiamo notato che tra i quattordici sacerdoti della parrocchia, posti in bella evidenza all’inizio del registro, compaiono i venerabili Giovanni Antioco Garau di Toneri, Francesco Antonio Dearca di Teliseri e Diego Mereu di Arasulè. Nell’elenco sono compresi anche i nomi dei religiosi tonaresi che operano in altri centri isolani.

   L’incarico di procedere alla compilazione del censimento del 1775 è affidato al sacerdote tonarese Andrea Tocori il quale, nella formula di apertura, annota che le prime registrazioni, sotto le buone intenzioni del pontefice Papa Pio sesto e dell’arcivescovo di Oristano Antonio Romano Malingri, avvengono il giorno 4 marzo.

   I lunghi elenchi dei residenti sono preceduti da un folto gruppo di notabili fra i quali sono segnalati i quattordici sacerdoti della parrocchia.

1)      El R(evere)ndo D(octo)r Miguel Porru R(ecto)r

2)      El V(enerabl)e J(ua)n Ant(onio) Pistis Cura

3)      El V(enerabl)e Diego Mereu Cura

4)      El V(enerabl)e J(ua)n Andres Tocory Cura

5)      El V(enerabl)e J(ua)n M(ari)a Cabras Cura

6)      El V(enerabl)e J(ua)n Casimiro Carta Cura

7)      El V(enerabl)e Miguel Zucca Cura

8)      El V(enerabl)e Pasq(ua)l Pisanu Cura

9)      El V(enerabl)e F(rancis)co Ant(onio) Dearca Sac(erdo)te

10)  El V(enerabl)e J(ua)n M(ari)a Zucca Sac(erdo)te

11)  El V(enerabl)e J(ua)n Antiogo Garau Sac(erdo)te

12)  El V(enerabl)e J(ose)ph Ig(naci)o Deligia Sac(erdo)te

13)  El V(enerabl)e Ant(onio) Pistis Sac(erdo)te

14)  El V(enerabl)e Antiogo Pistis Sac(erdo)te

15)  El R(everen)do J(ose)ph Ant(onio) Porru R(ecto)r de Sumugueo (1)

16)  El R(everen)do Pedro M(ari)a Porru R(ecto)r de Meana

17)  El V(enerabl)e Miguel Floris Cura en Desulo

18)  El V(enerabl)e Ant(onio) Patta Cura en Ussana

19)  El V(enerabl)e Ant(onio) Anguel Cedde Cura en Sum(u)g(ue)o

20)  El V(enerabl)e Juan Succu (.?.) en Meana

21)  El V(enerabl)e Gabriel Arbis Sac(erdo)te en Caller

22)  El V(enerabl)e J(ose)ph Porru Sac(erdo)te en Caller

23)  El D(octo)r Vinc(en)te Cabras en Caller (2)

24)  Luys Todde Nott(ario) en Caller

25)  Juan Todde est(udian)te en Caller

26)  Pedro Dearca est(udian)te en Caller

27)  Pedro Patta est(udian)te en Caller

28)  Luys Mereu est(udian)te en Caller

29)  Bernard(in)o Patta est(udian)te en Caller

30)  Pedro Cedde est(udian)te en Caller

31)  Antiogo Cedde est(udian)te en Caller

32)  Miguel Porru est(udian)te en Caller

33)  Ramon Dessy est(udian)te en Caller

34)  J(ose)ph Porru est(udian)te en Caller

35)  Thomas Cabras est(udian)te en Caller

36)  Luys Tanda est(udian)te en Caller

37)  Luys Dearca est(udian)te en Caller

38)  Antonio Dearca est(udian)te en Caller

39)  Gabriel Garau est(udian)te en Caller

40)  Juan Tore Sirujano en Caller (3)

41)  J(ua)n Carta tonsurado

42)  J(ua)n M(ari)a Azony Sac(rista)n

43)  Ant(onio) Pistis Sac(rista)n

44)  Ant(onio) Porru Varo (4)

45)  El V(enerabl)e Pasq(ua)l Pisanu Pro(curado)r de la Ig(lesi)a

46)  El V(enerabl)e Miguel Zucca Pro(curado)r del Leg(a)do P(io)

47)  El V(enerabl)e Antiogo Garau Pro(curado)r de S(a)n Ant(onio)

48)  Miguel Mamely obrero

49)  Lorenzo Carbony obrero

50)  F(rancis)co Ig(naci)o Figus Pro(curado)r de S(an)tiago (5)

51)   Fray Fran(cis)co Piras obs(ervan)te en Caller

52)  Fray J(ose)ph Ant(onio) Cabras obs(ervan)te en Caller

   Alla prima famiglia censita, facente capo al rettore Michele Porru, fa seguito quella dei coniugi Gregorio Cabras e Giovanna Angela Porru, forse una sorella del parroco (6), con i figli Giovanni, Michele, Giovanna e l’ultimo nato Alessio, futuro rettore tonarese. Non risultano segnalati tra i familiari:

a)       Giovanna Maria Cabras, vedova di Giovanni Dessì, con domicilio in Arasulè al numero 129 del presente censimento con i figli Mauro, Giuseppe e Giovanni futuro sacerdote. Il 22 gennaio del 1776 sposerà in seconde nozze il chirurgo Giovanni Tore Devias (7). Da questa unione nasceranno Antonio Tore, il valente presule di Ales e di Cagliari, ed Anna Tore, madre a sua volta del rettore tonarese Giovanni Pruneddu. Per ulteriori approfondimenti sull’argomento rimandiamo al lavoro di prossima pubblicazione Monsignor Tore-Il credo, gli affetti e le amicizie). Di Giovanna Maria Cabras rimangono agli atti le certificazioni della cresima, dei matrimoni contratti con Giovanni Dessì e con Giovanni Tore e del suo decesso. Nel registro dei confermati del 1743 la nostra Giovanna Maria è presentata con il fratellastro Alessio, forse il primogenito, figlio di Gregorio e della defunta Petenica Nonis di Sorgono. Del secondo matrimonio e della morte della Cabras abbiamo riportato le nostre trascrizioni nel lavoro dedicato ai testamenti. In questa sede presentiamo in appendice il certificato del primo matrimonio.

b)      Maria Antonia Cabras, sposata con Pietro Orrù il 22 ottobre del 1775, figura che fa spesso apparizione in queste carte tonaresi (8). Non ci risultano gli estremi della sua nascita ma in compenso dai registri storici vengono alla luce molte notizie tra le quali assume notevole importanza la bozza di testamento redatta dal notaio Raimondo Tore e trasmessa, in data 28 novembre 1830 ad Ales, dal parroco Medda al nipote della testatrice, il vescovo Antonio Tore (9).

   Il tempo dedicato alla stesura del presente registro di popolazione è stato di circa tre mesi. Nel trasmettere una copia dell’intera documentazione alla curia di Oristano, il rettore Michele Porru, ne indica la data della consegna. È il 30 maggio del 1775.

Note:

(1) Giuseppe Antonio Porru, rettore della parrocchia di Samugheo, e Michele Porru, parroco di Tonara, sono fratelli. I loro genitori sono Battista e Maria Antonia Piras.

(2) Vincenzo Cabras risiede a Cagliari in qualità di Intendente generale per la Sardegna.

(3). Giovanni Tore, futuro genitore di Antonio, il valente presule tonarese, sta completando i suoi studi di medicina a Cagliari.

(4) Varo sta per messo parrocchiale.

(5) Dalla lettura del registro di amministrazione della parrocchia di San Giacomo di Spasulè si ha conferma delle mansioni svolte dal procuratore Francesco Ignazio Figus nel quadriennio (1774-1777). Vedi al riguardo il lavoro Spasulè- Il villaggio abbandonato nel primo quarto del Settecento.

(6) Nel registro dei cresimati dell’anno 1730 risultano in elenco Michele ed Angela Porru, entrambi figli di Battista Porru e Maria Antonia Piras. È molto probabile che la sorella del rettore sia proprio la moglie di Gregorio Cabras.

(7) Vedi, nell’Appendice del secondo volume di queste Memorie storiche, il paragrafo Certificazioni di matrimonio di un certo interesse.

(8) Vedi, nell’Appendice del secondo volume di queste Memorie storiche, il paragrafo Certificazioni di matrimonio di un certo interesse.

(9) Vedi, nell’Appendice del primo volume di queste Memorie storiche, il paragrafo Una disposizione testamentaria.

   In conclusione, possiamo presumere, con probabilità che tende alla certezza, che i nomi incisi sulla stele corrispondono a quelli dei religiosi citati nel lungo elenco per i seguenti altri motivi:

a)      Il primo di essi, Giovanni Antioco Garau, essendo proprietario di un orto nei pressi della sorgente, non può che ritenersi il più diretto interessato alla costruzione della fonte. Preciseremo i dettagli più avanti con la presentazione dei singoli sacerdoti.

b)      La rappresentanza di un sacerdote per ogni frazione, il Garau per Toneri, il Dearca per Teliseri ed il Mereu per Arasulè, testimonia dell’interesse che può aver avuto ciascuno di essi nella raccolta dei fondi a livello rionale.

   Ed ora qualche breve notazione sul lavoro del lapicida. Il testo è composto di appena sei righe: le prime due definite in latino e le ultime quattro in spagnolo. Il carattere delle lettere è in formato maiuscolo eccezione fatta per la prima espressa all’inizio (h al posto di H).

   Le singole lettere non sono incise sulla pietra ma in risalto, ossia lavorate tutt’intorno con lo scalpello.

   Una curiosità per quanto riguarda la definizione del nome e del cognome del religioso di Toneri:

a)      Antioco in spagnolo fa Antioco ma nei libri parrocchiali tonaresi leggo sempre Antiogo

b)      Nella terza riga, l‘abbreviazione può sottintendere anche il titolo onorifico di Reverendo Rector

c)       Nell’atto di matrimonio relativo alle Nozze Corriga-Garau, il cognome della sposa è definito per ben due volte Garao dal rettore Massidda. Vedi conferma in pagine addietro. É questo un errore condiviso anche da altri. Quasi una forzata deformazione del cognome che, nel dialetto barbaricino, nella formazione del plurale, diventa Caraos. E’ esatto, in ogni modo, definire il singolare ed il plurale di detto casato con Garau e Caraos alla pari di Sau e Saos e Cau e Caos.

   Il testo va interpretato nel seguente modo:

H(O)C OPUS FA(CTU)M AN(N)O 1762

R(ECTO)R MAS(S)ID(D)A

V(ENERABL)E J(UA)N AN(TIO)CO GARAU

CO(N) FRA(NCIS)CO Y DIEGO

 

 

venerdì 5 febbraio 2021

Cagliari. Cresime a Sant'Eulalia.

 

Cagliari. Cresime a Sant’Eulalia

   Per arrivare alla chiesa di Sant’Eulalia nel rione Marina di Cagliari con mezzi privati si fa veramente una fatica del diavolo. Questo disagio è dovuto all’asprezza dei tracciati viari che sottopongono gli automobilisti a dura prova. Occorrono, in proposito, costante attenzione e molta prudenza.

   Oggi, 24 gennaio 2021, in parrocchia è giorno di cresime. L’inizio della cerimonia è fissato per le dieci in punto ma i fedeli, avvisati per tempo, sono già all’interno del luogo di culto con largo anticipo.

   Appena varcato il portone principale, sono fatto cenno da parte di un operatore parrocchiale al controllo della temperatura corporea ed alla sanificazione delle mani. Lo stato di pandemia, purtroppo, impone il massimo rispetto delle regole.

   Ho avuto il tempo, nella mia breve sosta sul sagrato della chiesa di inseguire i lineamenti più interessanti del suo prospetto e del campanile che nella sua verticale si eleva di tanto rispetto alla copertura del tempio. Anni addietro mi ero soffermato, in occasione di una funzione religiosa riguardante le prime comunioni, ad osservare con molta attenzione il bel rosone che insiste sulla facciata principale ma avevo trascurato, nella fretta, di guardare con maggiore attenzione le caratteristiche decorazioni del sottotetto che la Storia dell’Arte licenzia con il termine di archetti trilobati.

   Il posto a me riservato è posizionato sulla bancata destra sotto la navata centrale. In tutto saremo un centinaio, numero questo che va a comprendere tredici cresimandi, sei componenti del coro, il celebrante, due sacerdoti, un chierichetto, alcune suore, i padrini ed i familiari più stretti dei nuovi alfieri della chiesa.

   I coristi, tre uomini e tre donne, occupano l’area che mette in comunicazione la seconda delle quattro cappelle della navata laterale destra con la navata centrale. Stazionano in posizione eretta quasi al disotto del candelabro a più bracci che insiste sulla verticale dell’arco a sesto acuto della cappella.

   Il presbiterio, circa mezzo metro più in alto rispetto al piano su cui sostano i fedeli, presenta a ridosso del transetto, la ristretta sede riservata alla lettura dei passi evangelici da parte del celebrante che, in questa funzione liturgica, impersona il vescovo nell’esercizio del suo ministero.

   Dietro l’altare si sviluppa lo spazio riservato al coro, oggi dislocato alla mia destra, all’imponente ed elegante organo a canne e al grande quadro del Cenacolo, riproduzione del capolavoro del Leonardo, che nella sua estensione va ad occupare buona parte dell’abside. In alto al quadro, una vetrata tonda di notevoli dimensioni funge da tramite per veicolare fasci di luce in ogni dove.

   Molto interessanti le volte a crociera che si susseguono nelle varie campate. Alcune di esse si presentano a forma stellata. I candelabri a gocce con le numerose lampadine accese sono ben distribuiti sotto i punti mediani delle arcate a sesto acuto mentre il pulpito di fattura barocca, edificato alla sinistra della navata centrale, completa il quadro d’insieme di questo antico edificio religioso.

   Tra i fedeli, ordinatamente sistemati, come ho già riferito, sulle bancate della navata centrale, non riesco a individuare, oltre a mio nipote, alcun altro cresimando. Forse si troveranno in sacrestia o in qualche altro ambiente parrocchiale. Mi sarà tutto più chiaro quando il celebrante, procedendo lungo la linea mediana che dal presbiterio conduce in prossimità della bussola d’ingresso, provvederà alle prime confermazioni. I nuovi soldati della chiesa sono disposti alla sinistra ed alla destra del suo passaggio. Dei tredici nuovi confermati sette sono adolescenti mentre i restanti hanno un’età compresa tra i venti e i quaranta anni. Non capisco i motivi di tanto ritardo per i cosiddetti anziani. Mi verrebbe quasi voglia di intervistare qualcuno dei ritardatari. Ma forse è meglio rispettare la loro privacy.

   Al momento dell’Offertorio, quando il ridotto gruppo dei cresimati si porta alla spicciolata verso la zona transetto per la consegna dei doni al presule, succede che gli applausi, sono riservati unicamente agli anziani.

   Le emozioni suscitate nel mio animo durante le varie fasi delle confermazioni con le belle parole curate dal vescovo nella sua omelia, con le ovazioni tributate ai nuovi maturati, con l’ascolto dei brani scelti dai coristi parrocchiali e con gli ampi fasci di luce proiettati all’interno della chiesa riescono a definire al meglio l’importanza e l’alto significato dei sacramenti.