Tre giorni a Carloforte
Da Oristano a Carloforte
Il viaggio programmato per i giorni 19, 20 e 21 maggio del corrente anno dall’Associazione Cinquanta e più di Oristano, con destinazione Carloforte, è per me sfumato per ragioni di salute. Sarà per un’altra volta, se si presenterà l’occasione. Dubito che ciò possa avvenire. Eppure, la distanza tra Oristano, città che mi ospita da moltissimi anni, e l’isola di San Pietro, non supera in linea d’aria il centinaio di chilometri. Se un cicloturista di passaggio in questa mia residenza chiedesse indicazioni su detto percorso non esiterei ad informarlo di andare sempre diritto in direzione sud sulla Carlo Felice per poi svoltare a destra. Avrai da pedalare dalle tre alle quattro ore prima di raggiungere Calasetta, punto d’imbarco per Carloforte. Il nostro cicloamatore, una volta a bordo del traghetto, non si renderà conto di lasciarsi dietro ben due isole: la Sardegna e Sant’Antioco. Io, all’isola di Sant’Antioco ci sono stato anni fa senza aver dato tanto peso, in entrata, al passaggio del pullman sull’istmo artificiale che collega le terre citate.
Di questa gita
domenicale effettuata in territorio sulcitano ho un buon ricordo, anche se
resta il rammarico di non aver potuto raggiungere la cittadina di Calasetta e
riuscire così ad intravvedere la terza isola.
Se avessi avuto una
macchina a disposizione e la patente in regola avrei potuto organizzare al
meglio il viaggio in oggetto. Di tentare di risolvere il problema ricorrendo
alla bici sarebbe troppo appagante ma allo stesso tempo molto dispendioso per
il mio fisico, non più abituato come in passato ad affrontare lunghi percorsi.
Non mi resta che attendere nuove proposte dagli organizzatori di turno e
sperare che certi disguidi dell’ultimo momento non abbiano più a presentarsi.
Per me, detti problemi accadono di rado, ma quando capitano devo purtroppo
arrendermi. Non posso dimenticare quanto mi successe, una ventina di anni
addietro, in Egitto quando da Menfi, località vicinissima al sito delle
Piramidi e della Sfinge, dovetti ritornare in albergo a Città del Cairo per un
problema di dissenteria.
E torniamo alle
nostre tre isole sulle quali non ho potuto definire al meglio il completo
inanellamento. Il disguido occorsomi non mi ha comunque impedito di
partecipare, almeno idealmente, alla escursione nell’arcipelago del Sulcis. Mi
è di conforto riconoscere che il posto libero, a bordo pullman e sulle panche
in legno del traghetto, è stato assicurato, per tutto il tragitto di andata e
ritorno, dal pagamento del biglietto. Ho quindi la facoltà di fantasticare sui
tempi e sui modi di percorrenza dell’intero tragitto.
Dal punto di vista geografico
non ho alcuna difficoltà a presentare le terre che trattano dell’escursione in
oggetto. La prima, la Sardegna, si può raffigurare con la forma di un sandalo
che nel tratto occidentale, dalla cintola in giù, si esprime con la
superstrada che corre da Oristano a Carbonia, e nel punto terminale con gli
appoggi esterni alle isole di Sant’Antioco e San Pietro, quasi due falangi del
dito esterno del piede appoggiato sul Sandalyon.
Ad onore del vero,
ho cercato di saperne di più da qualcuno dei partecipanti alla meta agognata,
anche se le informazioni ricevute non sono state per me molto sufficienti e
convincenti. Le mie richieste vertevano su alcuni cenni di carattere storico,
geografico, economico e culturale della città di Carloforte ed in particolare
a)
del loro amato Re che concesse nel 1738 alla
nutrita colonia di pescatori liguri la possibilità di stabilirsi
definitivamente nell’isola di San Pietro,
b)
delle linee che movimentano i tracciati
insoliti del paesaggio carlofortino e delle magnifiche cale e calette che si
ripetono lungo la costa
c)
dell’orgoglio di sentirsi padroni del
tabarchino, un patrimonio linguistico dialettale di forte taratura e
partecipazione,
d)
del
vanto indiscusso delle loro intraprese in campo economico (voce tonnare) e turistico
(voce Girotonno).
L’intervistato, a
queste mie richieste, ha preferito dare risposte generiche vertenti soprattutto
sulle condizioni climatiche e sulla ristorazione. Al ristorante X servizio e
portate da trenta e lode. Al ristorante Y altrettanto. E così via.
Per rendermi conto
di come stiano realmente le cose, non ho che da programmare per una mia
prossima escursione nell’isola di San Pietro.
Ho già pronta nella mia agendina una serie di domande da
porre a chi mi capiterà a tiro. La prima di queste, che è di carattere
sportivo, verrà così presentata: Scusi, per quale squadra fa tifo? Per il
Genoa o per la Sampdoria? mentre la seconda che è di carattere culturale
proporrà il seguente quesito: Riuscirebbe ad avviare una breve conversazione
in dialetto sardo?
A questo breve
spazio condotto sulle terre sulcitane intendo aprire una breve parentesi sulla
chiusura dell’anno sociale dell’Associazione Cinquanta e più, con
manifestazione che ha avuto luogo ad Oristano in data 25 giugno in uno dei
migliori ristoranti della città. Ottimo il servizio e prelibate le portate. La
persona che ho intervistato a suo tempo per la Tre giorni a Carloforte,
oggi presente come commensale e buona forchetta, così commenterebbe sulle
cibarie e bevande presentate ai tavoli: Ottime le degustazioni di gamberi,
anguille, muggini, mitili, seppie ed attinie avvicendate con macedonia, torta,
musica e brindisi a base di Prosecco e spumante.
Oristano, 27 giugno
2023