Piccolino
Piccolino è il nome
del mio gatto. Per schedarlo nell’elenco degli animali ospitati nel tempo nella
mia abitazione in Oristano ho impiegato pochi istanti. I dati anagrafici
riguardanti la provenienza e la data di nascita sono ignoti come è ignota,
almeno per me, la razza di appartenenza.
Il casuale incontro
tra me e la bestiola è avvenuto nel campo aperto che per confini ha tre strade,
di cui due ad alto traffico automobilistico, ed una lunga recinzione che per un
breve tratto va a interessare l’area adibita a giardino della mia abitazione. È
in detto spazio, una superficie pari a circa due ettari, che quasi
quotidianamente, eccezione fatta per i periodi in cui le erbacce navigano a
qualche metro d’altezza, mi concedo qualche passeggiatina. Spesso, soprattutto
nei periodi invernali, vi raccolgo qualche asparago, della cicoria e delle
bietole selvatiche. Quasi ogni mese faccio anche la raccolta di tutti quegli
articoli di spazzatura che passanti frettolosi, favoriti dalla copertura del
folto canneto che, a partire dal marciapiede di una delle due strade principali
citate, si sviluppa ad ampio raggio su buona parte dell’area libera, gettano,
con noncuranza e menefreghismo, per terra. Effettuata la singolare raccolta con
gli alari del mio caminetto e con un sacchetto biologico deposito il prodotto
finito nell’area di competenza dei netturbini di servizio nel giorno
successivo.
In una calda
mattinata del mese di luglio di due estati fa ho notato, in prossimità del canneto,
l’insolito movimento di un piccolo animale che non chiedeva altro che di essere
sfamato. Si trattava di un gattino che, con insistenza e nel rispetto delle
dovute distanze, elemosinava assistenza. In lunghezza poteva misurare non più
di quindici centimetri, coda compresa, ed in peso non superava i cento grammi.
I giorni di vita potrebbero essere stati una quindicina, ma potrei essermi
sbagliato per difetto o per eccesso di una settimana. Lo sguardo era vivo anche
se la vista necessitava di un urgente lavaggio degli occhi e di altre cure
particolari. Il latte e le crocchette che gli ho presentato su un piattino di
plastica sono stati consumati con molta avidità ma non sono stati sufficienti
ad assicurarlo dal punto di vista confidenziale. Avrà pensato: Meglio agire
con prudenza nei confronti dei male intenzionati. E non appena avevo
tentato di avvicinarmi per accarezzarlo era scappato via in un baleno.
Nei giorni a seguire
l’ho sempre rifocillato a dovere con le solite cibarie per gatti ma ogni mio tentativo
di approccio è sempre risultato vano. Si indirizzava verso il canneto e di qui
andava a guadagnare le sterpaglie di una vasca di raccolta dell’acqua di una
antica noria.
Agli appuntamenti con
i pasti della giornata si presentava al solito posto sempre con largo anticipo
salvo la volta che non si presentò affatto al punto di ristoro. Pensavo che
avesse trovato sistemazione migliore altrove e ritornai a casa un po'
contrariato. Il giorno dopo il gattino, posizionato sulla siepe della mia
recinzione, quasi a metà strada tra il canneto e la porta che dà sul cortile
osservava con molta curiosità ogni mio movimento. Con molta apprensione accettò
di essere servito per la prima colazione ma subito dopo si lasciò accarezzare
quasi gloriandosi per una difesa espressa ad oltranza per lungo tempo. Dopo la
sua resa seguirono il suo ingresso in casa, la conoscenza con i miei familiari,
le testimonianze d’affetto, le sue grandi dormite sui divani e sui letti, le
sue grandi abbuffate, i suoi passatempi dedicati alla caccia di topolini, di
lucertole e di gechi e le sue fughe nel campo aperto che sta oltre la
recinzione. E col passare dei mesi cresceva di dimensioni e di peso in misura
tale che detti requisiti potessero assolutamente nuocere alla sua agilità ed alle
sue abilità predatorie. Le operazioni di peso avvenivano sempre in due momenti
successivi: nella prima fase a salire sulla bilancia eravamo io e il gatto
mentre nella seconda soltanto il sottoscritto. Al peso, da un anno a questa
parte, ha sempre fatto registrare valori molto vicini ai tre chilogrammi e
mezzo, traguardo quest’ultimo raggiunto a pieni voti nei giorni scorsi.
Posso affermare che
in questi ultimi 16 mesi mi ha testimoniato, con la sua presenza e con il suo
comportamento, tanto affetto e tanta comprensione. Ai miei comandi fatti di vieni,
esci, andiamo rispondeva sempre, eccezione fatta per i tempi dedicati alle
sue mansioni predatorie, con prontezza. Di primo mattino non si faceva
attendere più di tanto per il primo pasto della giornata. Era sufficiente che
sollevassi la serranda che dà sul giardino o che facessi un fischio, per
vederlo correre alle rituali consumazioni. Talvolta si assentava per uno o due
giorni ma poi ritornava tranquillo al casolare.
Giorni addietro ho
trovato oltre la recinzione un topo di media grandezza con la stessa mozzata.
Sarà stato naturalmente Piccolino ad aver avuto ragione dell’ospite
indesiderato. Ieri il gatto, forse provato dalle continue lotte concorrenziali
con altri felini, non ha mangiato ma ha dormito a lungo. Di pomeriggio si è
appartato sotto l’albero di un susino per continuare la sua siesta. Al
risveglio è venuto a farmi visita in cucina palesando dei dolori addominali.
Stamattina era già morto. Ieri sul tardi, il veterinario, avendolo trovato molto
disidratato, aveva espresso dei timori su una possibile guarigione. Oggi
Piccolino riposa sul campo aperto, ma sottoterra, a qualche metro dal punto in
cui era iniziata la sua storia. Un bel gatto in quanto a prestanza fisica, un
buon gatto in quanto a disponibilità, un grande gatto. Per le esequie prometto
di indirizzargli un fischio di saluto, ogni mattina presto. per l’arco di una
settimana.
Giovanni Mura
Oristano, 19
novembre 2020